↗ Gerard Mercator, Atlas sive Cosmographicae meditationes de fabrica mundi et fabricati figura, Duisberg 1595

Il quadro storico

Nella seconda metà del ’500 la conoscenza dell’Europa multiconfessionale da parte del papato passò attraverso la mediazione di un esiguo numero di uomini, figure preminenti della diplomazia pontificia, che erano gli occhi di Roma prima ancora di esserne il braccio. Essi misero a disposizione della corte romana la loro percezione di un mondo ‘altro’, dove cattolici ed eretici si dividevano il medesimo spazio pubblico e la coesistenza tra fedi diverse era regolata da paci di religione.

Questa fase cruciale della diplomazia pontificia è stata solitamente interpretata dalla storiografia proiettando su di essa un paradigma missionario-conversionistico di ricattolicizzazione prevalso in realtà solo più tardi, sotto l’impulso della radicalizzazione dei conflitti deflagrati nella guerra dei Trent’anni (1618) e della fondazione di Propaganda Fide (1622), la congregazione cardinalizia cui il papa affidò il governo delle aree abitate da eretici, infedeli e scismatici. Il risultato è stato quello di leggere la storia della diplomazia papale all’indomani della pace di Augusta (1555) ipotizzando un’azione coerente di controllo attuata da nunzi e ordini regolari inquadrati sotto la vigile direzione del centro romano.

Un esame ravvicinato di lettere e carte private dei rappresentanti pontifici nelle aree multiconfessionali del secondo ’500 restituisce però una realtà molto diversa, che tende a scardinare questa lettura storiografica. Tale documentazione, finora esplorata solo occasionalmente, va ben oltre i dispacci ufficiali e fa emergere situazioni e contesti entro i quali alcuni inviati papali, pur restando nel solco dell’ortodossia, beneficiarono di un’ampia libertà d’intervento, sviluppando un’irripetibile autonomia di giudizio verso il problema della diversità religiosa e del suo impatto sulle società europee.

L'Archivio Graziani

In questo orizzonte, un rilievo decisivo va attribuito agli archivi politici appartenuti a due grandi diplomatici: il cardinale veneziano Giovanni Francesco Commendone (1524-1584), più volte nunzio e poi cardinal legato nell’Impero e in Polonia, considerato in curia l’esperto delle «cose di Germania», e il suo segretario Antonio Maria Graziani (1537-1611), a sua volta nunzio in Polonia e a Venezia, nonché punto di riferimento di un nutrito gruppo di diplomatici e agenti pontifici formatisi al servizio di Commendone e rimasti legati alla sua eredità intellettuale e politica.

Le carte private di Commendone e Graziani costituiscono un eccezionale complesso documentario, una preziosa miniera di informazioni sul loro difficile confronto con l’area della multiconfessionalità in uno spazio geo-politico molto vasto, esteso all’Europa centro-orientale (Sacro Romano Impero, Regno di Polonia e Granducato di Lituania), con proiezioni verso la Russia e l’Impero Ottomano. Per questo motivo, lo studio sistematico dei loro archivi politici, rimasti finora sostanzialmente inesplorati, appare quanto mai opportuno.

L’ingente documentazione copre il periodo compreso tra la pace di Augusta (1555) e l’inizio della guerra dei Trent’anni (1618). Oltre ai dispacci diplomatici di Commendone e Graziani (pubblicati a stampa solo in minima parte), il fondo contiene migliaia di lettere inedite (originali di diversi corrispondenti in entrata, copialettere delle missive in uscita) riferibili a differenti circuiti, formali e informali. A ciò si aggiungono una vasta gamma di descrizioni, informazioni e approfondimenti, utilizzati e prodotti dai due diplomatici nell’espletamento dei loro incarichi, nonché varie versioni manoscritte delle opere di Graziani, ricche di correzioni e successivi interventi riconducibili a censure e autocensure. Si tratta di scritti per lo più inediti, in parte pubblicati postumi in latino, italiano e francese – tra i quali spiccano la biografia di Commendone redatta da Graziani (1611) e l’imponente autobiografia di quest’ultimo –, opere storico-politiche, riflessioni sistematiche sul ruolo dei diplomatici, narrazioni odeporiche ed etnografiche.

Questo straordinario patrimonio è oggi diviso in due tronconi principali: l’uno conservato in Italia (Archivio Graziani di Vada, Livorno, dichiarato d’interesse culturale dallo Stato italiano e censito nel Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche); l’altro negli Stati Uniti (Kenneth Spencer Research Library, University of Kansas, Lawrence, KS). Altro materiale documentario si trova disperso in alcune biblioteche statunitensi, tra cui l’importante codice custodito alla New York Public Library.

Tale mole di documenti è stata solo sommariamente descritta da Giuseppe Mazzatinti (Gli archivi della storia d’Italia, Rocca San Casciano, 1904) prima dello smembramento del fondo (388 tra codici, filze e fasci di documenti, oltre a 143 pergamene). Il nuovo inventario che verrà approntato entro il progetto fornirà agli studiosi uno strumento d’accesso aggiornato alla documentazione ancora in possesso della famiglia Graziani a Vada, raccordandola con le porzioni che, a seguito degli smembramenti novecenteschi, si trovano oggi negli Stati Uniti.

All’archivio si affianca la ricca biblioteca privata di A.M. Graziani, identificabile all’interno della collezione libraria di famiglia (conservata pure a Vada) grazie alle note di possesso e alle postille autografe. La biblioteca, che offre una quantità di informazioni utili a ricostruire il retroterra intellettuale dei due diplomatici, è stata già in passato oggetto di una provvisoria catalogazione, da rivedere e integrare puntualmente.

↗ Vada, Archivio Graziani, b. 54

↗ Vada, Archivio Graziani, b. 14, c. VIr

↗ Uberto Foglietta, Opuscula nonnulla, Roma 1574 [postille autografe di Antonio Maria Graziani]

Gli obiettivi del progetto

Il progetto si propone di valorizzare questo eccezionale e stratificato archivio politico privato per mezzo della creazione del portale di ricerca Graziani Archives, accessibile in rete e in modalità di ‘accesso aperto’, che salderà virtualmente i due tronconi del fondo (italiano e statunitense), permettendone una fruizione integrata.

Attraverso lo studio sistematico dell’Archivio Graziani, il progetto fornirà un contributo innovativo alla comprensione delle prime fasi della diplomazia pontificia all’indomani della pace di Augusta (1555), portando alla luce una straordinaria e inattesa gamma di percezioni, conoscenze e orientamenti sviluppati dai mediatori romani di fronte all’eresia e allo spazio multiconfessionale europeo.

Più precisamente, a partire da questa eccezionale base di nuove informazioni, la ricerca si volgerà a indagare i progetti di cui gli inviati pontifici si fecero promotori e la consapevolezza che maturarono rispetto alle pratiche della coesistenza religiosa, anche in ambiti in cui il cattolicesimo era minoritario.

In secondo luogo, in linea con il rinnovamento storiografico avvenuto nella storia della diplomazia, si ricostruiranno nella loro specifica articolazione le reti formali e informali in cui gli inviati di Roma si inserirono, nonché il loro ruolo negli scambi intellettuali e artistici al di qua e al di là delle Alpi.

In terzo luogo, si sonderanno la sopravvivenza, rielaborazione e circolazione - veicolate dalla tradizione erudita tardo seicentesca e settecentesca - dei peculiari modelli di approccio al mondo multiconfessionale europeo posti al centro della ricerca.

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